Ci separano ormai 70 anni da quando è
terminato l’ultimo conflitto mondiale. Piano piano stanno scomparendo di scena
i veri attori, i protagonisti di un evento che ha sconvolto il mondo. Accanto
ai libri, ai saggi di storia che ricostruiscono i fatti, è fondamentale non
perdere le testimonianze di questi uomini che hanno combattuto e sofferto.
Ecco alcune parole del nonno protagonista
del libro “Marco va alla guerra”:
“Sui
libri di storia si parla di vittorie e di sconfitte, dei generali che le hanno
combattute oppure dei politici che le hanno volute e dirette standosene a casa.
Tuttavia la guerra è questa a cui stai assistendo, fatta dai Giuseppe,
Sebastiano, Luca, Vincenzo, Giovanni, Salvatore e tutti gli altri uomini, morti
o feriti, con i quali ho condiviso fatiche, paure e i pochi momenti di
serenità, ma anche da tutti i sopravvissuti che non potranno mai dimenticare.
Sui libri di storia, però, nessuno di loro finirà mai, se non all’interno di
quegli aridi dati che enumerano caduti e prigionieri. Io non so come tu la
immaginassi, ma la guerra non ha nulla di eroico o di avvincente: è solo un
grande tritacarne che macina uomini, speranze, progetti e sputa dolore e
distruzione”.
Il testo, reso romanzo narrato con
linguaggio e stili moderni adatti a giovani lettori, offre l’opportunità di
conosce una storia di “vita vera”, di un soldato che ha combattuto in Libia,
tra tragiche avventure e impensate situazioni alle quali, imprevedibilmente, è
sopravvissuto. Il romanzo si è infatti totalmente ispirato alle memorie di un
ufficiale dell’esercito italiano.
È più che mai necessario ricordare alle
nuove generazioni che la guerra è sempre una sconfitta, per vinti e vincitori,
e che la solidarietà sta alla base di tutti i problemi, anche quelli attuali.
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