MARIA
Sono felice come nessun donna lo è mai stata e mai lo sarà.
Non
so perché fra tutte le donne della casa di Davide, Dio abbia voluto che fossi
proprio io la madre del Messia, ma io sono la serva del Signore e quindi mi sia fatto secondo la sua
volontà.
Queste parole le ho rivolte anche al
messaggero celeste che mi ha annunciato il grande evento. Subito ne sono
rimasta intimorita e pensavo che fosse tutto un sogno. Ma lui ha insistito e
d’improvviso ho sentito una grande pace e la certezza che Dio stava agendo in
me.
Ho visto corrugarsi dal dolore il volto di
Giuseppe quando gli ho comunicato che aspettavo un figlio non suo. Come potevo
rassicurarlo? Come avrei potuto spiegargli che ciò che portavo in grembo era
addirittura il figlio di Dio? I disegni dell’Onnipotente sono perfetti e il mio
cuore, pur rattristandosi per il dolore di Giuseppe, non smise di lodarlo per
averci inviato il Messia e per la certezza che avrebbe alleviato le pene del
mio futuro sposo.
Non so perché Dio abbia scelto me tra tutte
le donne: ciò che mi stava accadendo era immensamente grande! Ma io ho sempre
avuto la certezza della sua presenza in ogni istante della mia vita. Mi sono
sempre chiesta perché molti dubitino dell’esistenza di Dio o lo ritengano
indifferente ai nostri dolori e alle nostre gioie: è sufficiente guardare un
fiore e ammirarne la bellezza e la poesia che racchiude; guardare un cielo
stellato e perdersi nell’immensità del creato; tenere un bambino tra le braccia
e cogliere nel suo sguardo il soffio vitale dell’Onnipotente; stringere le mani
di un morente che a Lui si è affidato; pregarlo nella solitudine della notte o
con una moltitudine di credenti.
Ho sempre chiesto a Dio di concedere a
tutti, come a me, questa sicurezza della sua presenza, e la capacità di sentire
il calore del suo amore e il desiderio di riversarlo nel mondo.
Non so perché Dio abbia scelto me tra tutte
le donne, ma ho cantato la sua gloria assieme a Elisabetta che ha riconosciuto,
nel frutto che portavo in seno, il grande disegno di Dio:
“L'anima
mia magnifica il Signore,
e lo
spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,
perché egli
ha guardato all’umiltà della sua serva.
Da ora in
poi tutte le generazioni mi chiameranno beata,
perché
grandi cose mi ha fatte l’Onnipotente Potente e santo è il suo nome”.
Io e
il mio sposo conosciamo le profezie e non ci siamo stupiti quando l’editto di
Cesare Augusto ci ha costretti a metterci in cammino verso Betlemme, il paese
del nostro padre Davide. Perfino il grande imperatore romano, che tutto il
mondo aveva sottomesso, si era piegato senza saperlo al volere di Dio perché si
avverassero le Scritture: “Tu Betlemme,
del paese di Giudea, non sei certo la meno importante tra le città della
Giudea, perché da te uscirà un capo che guiderà il mio popolo, Israele”.
La
nostra casa è umile ma accogliente: avrei voluto che il mio Creatore nascesse
in condizioni migliori; ma sia fatta la Sua volontà e non la mia. I disegni di
Dio sono per me imperscrutabili e la sua ancella farà tutto quello che le verrà
chiesto.
Il
figlio di Dio che sento in me, mi appare tanto fragile e bisognoso di
protezione. So già che piangerà quando avrà fame e tremerà per il freddo come
qualunque bambino di questa terra. So anche che il mio piccolo Gesù dovrà patire
molto per la salvezza degli uomini e allora una spada di dolore mi trafiggerà l'anima.
Sono triste come nessuna donna lo è mai stata e mai lo sarà, ma la
gloria di Dio è immensa e allevierà le pene del mio cuore e guarirà le ferite
del mondo. Per questo l'anima
mia non smetterà mai di magnificare la misericordia del Signore.
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